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Allergie: intervista all'esperto

22 May 2018
Research

Starnuti, lacrimazione oculare, tosse, prurito, difficoltà respiratorie: ogni anno la stagione primaverile inaugura una serie di fastidiosi sintomi che purtroppo i soggetti allergici conoscono bene. Si stima che la sola rinite allergica colpisca in media il 24% della popolazione europea.

Cosa vuol dire essere allergici? Come mai alcune allergie sono più frequenti di altre? Che terapie sono attualmente disponibili? Quali ricerche sta conducendo il San Raffaele a riguardo? Ne abbiamo parlato con il Dott. Samuele Burastero, medico allergologo, Group Leader dell’Unità di Allergologia cellulare e molecolare presso l’Ospedale San Raffaele, che in questa intervista ci aiuta a fare chiarezza.

Dott. Burastero, perché siamo allergici?

L’allergia è una reazione immunitaria anomala contro sostanze estranee del tutto innocue. Il sistema immune degli allergici “sbaglia” e identifica una sostanza innocua, detta allergene, come un microorganismo pericoloso. Il meccanismo di riconoscimento immunitario è lo stesso che si attiva contro batteri, virus o i parassiti. Si tratta quindi di una disfunzione immunitaria, come nel caso delle malattie autoimmuni, ma molto più frequente e, in media, molto meno grave.

In ogni caso è sbagliato considerare l’allergia una “debolezza” del sistema immune, dato che viceversa essa rappresenta il risultato di un errore per eccesso, non per difetto di risposta.

Come mai alcune allergie (pollini, pelo di animali…) sono più frequenti di altre?

Con il termine “antigeni” si indicano le componenti di virus, batteri o parassiti riconosciute correttamente dal sistema immunitario dei mammiferi al fine di difendere l’organismo dalle rispettive aggressioni. Nelle persone con allergia fungono da antigeni anche sostanze perfettamente innocue, gli allergeni. Le  caratteristiche che fanno di un antigene un allergene sono attivamente ricercate da alcuni decenni, e non completamente conosciute.

Negli ultimi anni si sta consolidando l’idea che, almeno nella maggior parte dei casi, gli allergeni, che sono glicoproteine [proteine coniugate a carboidrati, cioè zuccheri, N.d.R.], abbiano caratteristiche molecolari rassomiglianti quelle delle proteine più importanti nella risposta immunitaria contro i parassiti. Questo è coerente con il fatto che gli acari domestici sono la causa più frequente di allergia respiratoria, e nello stesso tempo appartengono alla stessa famiglia di alcuni parassiti. Nel caso dei pollini o degli allergeni di animali domestici, è stata osservata la somiglianza, apparentemente casuale, tra la struttura molecolare delle proteine allergeniche principali e le proteine di alcuni parassiti.

Perché le allergie possono manifestarsi anche in età adulta o variare nel corso degli anni?

Oltre alle caratteristiche intrinseche degli allergeni, favorisce lo sviluppo di un’allergia il fatto che avvenga l’effettiva esposizione all’allergene, a dosi adeguate, in modo continuativo e per una data via di esposizione. Ad esempio, un’allergia al gatto non si può sviluppare in assenza assoluta di contatto con questi animali. Un secondo fattore è costituito dalla predisposizione genetica allo sviluppo di allergie e un terzo dall’assenza di fattori che ne ostacolano l’insorgenza, come l’esposizione a polveri di animali di fattoria contenenti componenti batteriche che proteggono dallo sviluppo di allergie. Quando questo complesso insieme di fattori si verifica nella vita dell’individuo, l’allergia si manifesta. A questo punto, però, il perdurare dell’esposizione all’allergene induce normalmente (fisiologicamente) una certa tolleranza allo stesso, che contribuisce a giustificare la variazione delle condizioni cliniche nel tempo.

È possibile che l’organismo si “abitui” a un determinato allergene?

È normale che l’organismo si “abitui” a un determinato allergene, anche se questo può richiedere anni o decenni, a seconda del soggetto, del tipo di esposizione e della quantità e frequenza di introduzione dell’allergene (per via alimentare o per inalazione, ad esempio). Questo processo può essere associato a rischi più o meno gravi. Il meccanismo che presiede a questo fenomeno è la tolleranza immunologica.  La tolleranza agli allergeni si può indurre in modo controllato e sicuro anziché per esposizione naturale, attraverso la somministrazione continuativa di estratti standardizzati contenenti gli allergeni implicati nello scatenamento dei sintomi.

Come si può trattare l’allergia? Quali sono pregi e difetti dei trattamenti finora disponibili?

L’allergia si tratta con due categorie principali di farmaci, quelli che trattano i sintomi (sintomatici) e quelli che trattano la causa.

I sintomatici sono indicati nella maggior parte dei casi, e sono finalizzati a controbattere i disturbi a livello degli organi in cui si manifestano, ad esempio il naso nel caso della rinite, l’occhio nel caso della congiuntivite, le vie aeree nel caso dell’asma. Per questo si usano spray nasali contenenti steroidi (cortisonici), colliri contenenti antistaminici o cortisonici, spray o polveri per inalazione contenenti farmaci che aumentano il diametro dei bronchi (broncodilatatori beta agonisti, della famiglia dell’adrenalina, ma dotati di azione locale). Nell’asma si utilizzano anche prodotti per inalazione contenenti cortisonici, per lo più in associazione con i broncodilatatori.

I farmaci più utilizzati nelle condizioni più comuni, rinite e congiuntivite allergica, sono gli antistaminici, che si assumono per bocca ed hanno un effetto complessivo sia a livello del naso che degli occhi. Gli antistaminici hanno un buon profilo di sicurezza, ma possono indurre sonnolenza. Non esiste un antistaminico migliore dell’altro in assoluto, ma si riscontra una certa variabilità della risposta a questo tipo di farmaci da un soggetto all’altro.

Il trattamento causale dell’allergia si basa sulla somministrazione di estratti allergenici purificati e standardizzati, per via sublinguale o sottocutanea, al fine di indurre tolleranza immunologica (immunoterapia allergene-specifica). Una volta stabilito l’effetto, questo perdura dopo la sospensione per alcuni anni. Tuttavia, per avere questo risultato occorre continuare l’immunoterapia per almeno 3 anni, il che rende particolarmente bassa l’aderenza dei pazienti a questo trattamento.

Quali sono le ricerche che il San Raffaele sta conducendo? Su cosa si concentrano maggiormente i nostri studi, e quali sono/sono state le nostre principali scoperte?

Il San Raffaele ha un centro clinico di allergologia e un laboratorio di ricerca. Il centro clinico è parte della rete nazionale per l’asma grave (Severe Asthma Network Italy, SANI), ha partecipato e partecipa a studi clinici con farmaci per immunoterapia e con anticorpi monoclonali che contrastano l’infiammazione allergica. Uno dei due farmaci per il trattamento dell’allergia a graminacee registrati in Italia è stato approvato con il contributo del nostro centro. Il laboratorio, impegnato nello studio dei meccanismi dell’immunità locale nel polmone asmatico, negli ultimi anni è coinvolto nella caratterizzazione degli allergeni molecolari utilizzati nella diagnostica delle allergie. Il laboratorio di allergologia ha messo a punto negli anni test diagnostici di secondo livello che sono attualmente disponibili per tutti i pazienti grazie alla loro implementazione nel laboratorio clinico (ISAC microrarray, test di degranulazione dei basofili, determinazione della diamino-ossidasi).

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