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Giornata della Memoria: mantenere vivo il ricordo e agire ne parliamo con la Professoressa Sala

27 January 2020
The University

Il 27 gennaio si celebra la giornata della memoria, data simbolica che celebra la liberazione dei campi di concentramento. Il giorno scelto è stato stabilito perché in quel 27 gennaio del 1945 fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz.

Alla luce di ciò che accade oggi, dove la Senatrice Liliana Segre (sopravvissuta ai campi di sterminio e alla marcia della morte) deve essere messa sotto scorta, dove appaiono scritte antisemite sulle porte delle abitazioni (Mondovì CN ) dove c’è un ritorno a comportamenti violenti, razzisti e addirittura antisemiti bisognerebbe riflettere su cosa si stia sbagliando.

Ne abbiamo parlato con la Professoressa Roberta Sala,  che attraverso il pensiero di Hannah Arendt,  ci racconta che “quello che sta andando storto oggi, come ai suoi tempi, è la politica”.  Significa che non sono tanto le idee o le teorie che mancano; significa che

Idee e teorie da sole non sanno sottrarci alla degenerazione di un convivere in cui si moltiplicano violenza, razzismo, antisemitismo.

Non mancano le teorie e le idee, “manca la disponibilità di vivere ispirati da queste”.  

Forse manca la consapevolezza che queste teorie senza la pratica sono solo modi per l'autocompiacimento. Sono del resto teorie ed idee - la libertà, il rispetto, la tolleranza, la pace - note a tutti, persino i violenti, i razzisti e gli antisemiti le conoscono e certo non le disprezzano, anzi dichiarano di esserne portatori.

I violenti, i razzisti e gli antisemiti sono persone che si spacciano per pacifiche e tolleranti; semmai la loro eventuale violenza è descritta da loro come reazione ad altra violenza e al pericolo di ulteriore violenza che ritengono si annidi in qualche nemico, che sia alle porte o tra di noi. 

"A me sembra, in generale, che ad essersi perso è proprio il senso della politica, che deve equivalere a civiltà, a convivenza nel rispetto o almeno nella tolleranza delle ragioni degli altri. Perduto il senso civico o di appartenenza alla civiltà si cercano nemici. Si cerca il nemico cui dare le colpe per ciò che dipende dalle proprie inettitudini"

 

E i rimedi? La scuola, il sistema formativo e informativo, le università dovrebbero essere i rimedi, o almeno fornirne. L'università deve essere protagonista di una rinascita della politica, nel senso arendtiano in cui l'ho ricordata qui sopra.

 

“Le università  devono essere comunità politiche in cui la rete delle conoscenze deve avere una funzione di civiltà e di senso civico. Fatico a chiamare culturali imprese che non abbiano a cuore questa idea di politica, come fatico a comprendere il ruolo di un accademico slegato dall'interesse - nel senso più profondo - per la società, per quella nazionale e soprattutto per quella internazionale. Senza questi semi di civiltà e di senso civico  il terreno sarà sempre ancora  troppo fertile perché non si perpetuino la violenza, il razzismo, l'antisemitismo.”

 

In questa giornata siamo tutti chiamati a ricordare ma questo non basta, dovremmo portare avanti pensieri, riflessioni ed azioni, affinché condizioni simili non di verifichino mai più.  

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