Avere a disposizione il virus in un sistema di coltura in vitro è cruciale, specialmente quando si ha a che fare con un virus nuovo come in questo caso, poiché consente:
- di perfezionare l’attuale diagnosi e allestire nuovi metodi diagnostici (che garantirebbero di sviluppare test in grado di riconoscere gli anticorpi prodotti nella risposta immunitaria contro il virus);
- di effettuare studi di replicazione del virus e testare farmaci che possano essere efficaci nel contrastare il patogeno;
- di studiare la patogenesi, ovvero i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto di un vaccino.
La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1, è stata già depositata nel database GenBank, a disposizione della comunità scientifica internazionale. Questo risultato è un esempio di collaborazione, impegno e dedizione da parte dei ricercatori, in grado di ottenere in breve tempo risultati necessari per un rapido trasferimento delle conoscenze biologiche all’operatività medica, al fine di identificare al più presto possibili bersagli per la terapia.