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Screening della retina con lo smartphone: nasce D-Eye

18 April 2017
Curiosiscience

Una cover che trasforma lo smartphone in uno strumento rapido, preciso ed efficace per “leggere” l’occhio e diagnosticare eventuali difetti della retina. L’idea di D-Eye (questo il nome dell’innovativa invenzione) nasce dal Dott. Andrea Russo, oculista della Clinica oftalmologica dell’Università di Brescia, premiata anche dall’American Academy of Ophthalmology e dalla Società oftalmologica italiana.

Il sistema funziona in maniera semplicissima: si acquista D-Eye, si applica alla cover dello smartphone e si installa una semplice App. Sfruttando la sorgente luminosa a LED dello smartphone, D-Eye trasforma il cellulare in un oftalmoscopio “portatile”, adatto a molteplici scopi. Oltre allo screening della retina, D-Eye consente lo screening della degenerazione maculare, della retinopatia diabetica e ipertensiva, il rilevamento disturbi neurologici, emorragie, costrizioni dei vasi sanguigni, permette di effettuare test di acuità visiva per tutte le età e molto altro.

Il vantaggio di D-Eye” racconta il suo inventore “è che chiunque di noi ha uno smartphone in tasca; lo svantaggio è che i modelli cambiano ogni pochi mesi e ogni volta è necessario realizzare una cover ‘sartoriale’ per ciascuna nuova tipologia di telefono. L’iPhone è lo smartphone con una geometria più stabile, per cui per il momento ci siamo concentrati su questi modelli. L’obiettivo ora è creare un D-Eye ‘universale’, una cover ‘jolly’ che possa adattarsi a qualunque modello di cellulare”.

La notevole versatilità, la facilità d’uso, la rapidità e la precisione di diagnosi rendono D-Eye uno strumento adatto a tutti i tipi di pazienti, ma in particolar modo a quelli più piccoli.

Non è facile tenere un bambino piccolo fermo per analizzare il fondo dell’occhio e, per esempio, valutare se c’è il riflesso rosso indicativo di anomalie della retina” spiega il Dott. Giuseppe Mele, Pediatra e Presidente di Paidòss (Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza). Mentre infatti “lo strumento standard deve essere quasi ‘appiccicato’ alla faccia e non è gradito, chiedere a un piccolo di guardare la lucina di uno smartphone, peraltro di intensità attenuata e filtrata rispetto a quella del flash, non crea fastidi”. E aggiunge: “Se poi si teme che ci sia un problema, ovviamente si passa a esami più approfonditi”, senza dimenticare che “le immagini possono essere registrate e condivise con i colleghi per un consulto in caso di sospetto diagnostico”.

Il Dott. Russo ha depositato il brevetto di D-Eye tre anni fa; dopo aver ottenuto la certificazione europea CE e quella della Food and Drug Administration statunitense, oggi è prodotto e venduto a livello industriale dall’incubatore di start-up padovano Si14.

Per saperne di più: https://www.digitaleyecenter.com/product/d-eye-portable-ophthalmoscope/

 

 

Un ringraziamento alla Dott.ssa Morisi per la segnalazione di questa Curiosiscienza.

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