“Lo studio mostra quanto il nostro senso della realtà sia debole quando guardiamo un video” commenta il Prof. de’Sperati, “anche quando si tratta di una dimensione fondamentale dell’esperienza come lo scorrere del tempo – non semplicemente il tempo psicologico ma proprio di ciò che passa davanti ai nostri occhi”.
Quale impatto possono avere a livello sociale i risultati ottenuti? “Viviamo in un mondo dove le immagini, anche quelle in movimento, sono sempre più artificiali. Non solo cinema e TV, ma anche videogiochi, realtà virtuale e videoclip di ogni genere stanno diventando la quotidianità, specie per le nuove generazioni” riflette infine il Prof. de’Sperati. “Le conseguenze possono essere clamorose: basti pensare a cosa potrebbe cambiare nei palinsesti se le partite di calcio durassero, poniamo, 80 minuti – una condizione che, secondo questo studio, non distrugge il senso di normalità. Dobbiamo probabilmente prepararci a un regime video dove le velocità saranno sempre più spinte, non solo in termini di effetti speciali e ritmi dell’azione, cose che già ben conosciamo, ma anche in termini di una impercettibile eppur non trascurabile generale accelerazione video. Allora forse dovremo ricorrere a una qualche “video-dieta” fatta di scene rese impercettibilmente più lente”.