Storia delle Idee – CRISI
Metodologia di ricerca
Il compito della storia critica delle idee, che fornisce lo sfondo metodologico per le indagini scientifiche e le produzioni teoriche del Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee (CRISI), può essere delineato su due fronti, che solo astrattamente e in funzione espositiva possono essere distinti, perché nella pratica concreta della disciplina costituiscono un’unità inscindibile. Per un verso, la storia critica delle idee è chiamata a soffermare la sua attenzione, diacronicamente, sulle faglie e sulle discontinuità che si generano nella trasmissione delle forme culturali e simboliche e che vanno immancabilmente a scuotere la continuità narrativa inerziale di una data cultura, intessuta di schemi identitari, di stabilità e permanenze. Per un altro verso, la storia critica delle idee deve occuparsi del nesso che viene a instaurarsi in ogni momento storico, lungo l’asse della sincronia, tra il pensiero e i codici culturali, da una parte, e le condizioni materiali della produzione e le istituzioni disciplinari del potere, dall’altra, mostrandone la fitta rete di coimplicazioni e assumendo come proprio privilegiato oggetto d’analisi la “zona di scambio” tra idee e realtà, tra costellazioni concettuali e costellazioni sociali e politiche.
La storia critica delle idee muove dal presupposto per cui la storia presenta una sua naturale vocazione critica, nella misura in cui disgrega la pretesa solidità delle forme di sapere che si pretendono valide sub specie aeternitatis, e la critica ha una sua inaggirabile propensione a rintracciare nel fluire della storia i punti di rottura e di metamorfosi tramite i quali smascherare, storicizzandoli, i giochi di potere e di dominio che vengono a instaurarsi entro la società di volta in volta presa in esame.
Di conseguenza, la vocazione critica della storia delle idee deriva strutturalmente dalla crisi, ovvero dai momenti critici delle permanenze, degli schemi e delle identità che si danno all’interno della “grande narrazione” che forma una continuità culturale. La crisi mette in questione le scansioni semantiche dei campi del sapere e del potere che costituiscono l’unità narrativa di una cultura, provocando un’instabilità, una vibrazione temporale, una perturbazione che consente l’affiorare di nuovi punti di vista, esterni a quella narrazione, e in grado di generare, a loro volta, nuovi racconti.
Di qui l’importanza, per la storia critica delle idee, di seguire le avventure storiche dei concetti, delle idee, delle metafore e, più in generale, di ogni forma simbolica, nel tentativo di decifrare i mutamenti epocali tramite gli slittamenti nei dispositivi semantici delle forme simboliche. Prendendo a prestito le parole del grande scrittore portoghese, premio Nobel per la letteratura, José Saramago, è come se, in seguito allo sguardo critico della storia delle idee, “i fatti cominciassero a dubitare di se stessi”. Infatti, è dalla griglia della narrazione culturale che vengono selezionati, tra gli eventi, quelli a cui verrà data la dignità di fatti significativi, ma anche e soprattutto di ovvietà, di cristallizzazioni di differenze in grado di stabilire, confermare e rafforzare la differenza che istituisce quella cultura come tale e il cui statuto e la cui posizione non sono mai riconducibili al semplice ordine delle argomentazioni e delle sequenze simboliche interne ad essa, né da queste possono mai trarre qualcosa che non assomigli logicamente ad una petizione di principio.