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Ricerca UniSR esplorerà la correlazione tra depressione e neuroinfiammazione

17 febbraio 2021
Medicina

Il disturbo depressivo maggiore con stati ansiosi è una patologia cronica, ricorrente e potenzialmente letale, che colpisce fino al 10% della popolazione mondiale, per la quale l’efficacia del trattamento con i tradizionali antidepressivi risulta purtroppo incompleta.

Dopo anni di ricerche sulle basi biologiche della depressione, studi che coinvolgono UniSR hanno individuato l’infiammazione come nuovo potenziale meccanismo responsabile, aprendo la strada all’identificazione di nuovi bersagli per la cura della malattia.

A questa prospettiva di immunopsichiatria clinica  ha dedicato anni di ricerche il Prof. Francesco Benedetti, medico psichiatra e ricercatore, Professore di Psichiatria UniSR e Group Leader dell’Unità di Psichiatria e Psicobiologia clinica all’IRCCS Ospedale San Raffaele, vincitore del bando di Fondazione Cariplo riservato a “Ricerca sulla sindrome ansioso-depressiva: prevenzione, diagnosi precoce e terapia personalizzata”.

Grazie al prestigioso finanziamento, il gruppo del Prof. Benedetti, in collaborazione con la Dott.ssa Ginetta Collo, ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia, potrà “studiare le cause della malattia già a livello delle cellule del cervello”.

Il disturbo depressivo maggiore e i biomarcatori della depressione

Il progetto si focalizza su soggetti con diagnosi di disturbo depressivo maggiore (MDD) con stati ansiosi, una patologia cronica, ricorrente e potenzialmente letale che colpisce fino al 10% della popolazione in tutto il mondo.

Racconta la Dott.ssa Elena Beatrice Mazza, ricercatrice presso l’Unità di Psichiatria e Psicobiologia clinica e referente della comunicazione del progetto:

Purtroppo, ad oggi l’efficacia del primo trattamento con i tradizionali antidepressivi risulta incompleta: tra il 60% e il 70% dei pazienti non sperimenta remissione della sintomatologia, mentre tra il 30% e il 40% non risponde al trattamento. Inoltre, la presenza dello specificatore “stato ansioso”, aggrava il quadro clinico con un maggior rischio suicidario, una maggiore durata della malattia e una maggior farmacoresistenza.

Ad oggi le nostre ricerche hanno evidenziato come il disturbo depressivo maggiore sia associato ad un’alterazione della sostanza bianca [una delle due componenti principali del sistema nervoso centrale, N.d.R.] nei circuiti critici per l'elaborazione emotiva e cognitiva, e ad un’alterazione del sistema immunitario, che vede una maggior produzione di citochine infiammatorie, molecole identificabili come “messaggeri chimici”.

La presenza di entrambi i fenotipi favorisce cronicità e maggior rischio suicidario.

La maggiore conoscenza relativa ad aspetti biochimici, sintomatologici e fisiologici del disturbo depressivo maggiore con presenza di uno stato ansioso farmaco-resistente, rafforzerà la ricerca sui biomarcatori della depressione e fornirà un potenziale supporto nel processo decisionale clinico, permettendo l’implementazione e l’individuazione di trattamenti e terapie sempre più specifiche e personalizzate, avvicinandoci così al concetto di Medicina di Precisione.

Neuroni serotoninergici (5HT/DAPI, a sinistra) e glutammatergici (VGLUT2/DAPI, a destra) visti con il microscopio a fluorescenza. Per gentile concessione della Dott.ssa Ginetta Collo, Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, Università degli Studi di Brescia

Il progetto di ricerca UniSR

“Il nostro esperimento – spiega il Prof. Benedetti – prevede un’accurata selezione di pazienti con diagnosi di disturbo depressivo maggiore associata a stati ansiosi che presentano sia un’alterazione della sostanza bianca, indagata tramite risonanza magnetica strutturale (MRI), sia un aumento di marcatori infiammatori. Da ogni paziente verranno ottenute, da un prelievo di sangue, cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), che poi, opportunamente trattate in vitro saranno trasformate in cellule del sistema nervoso, ed in particolare nelle cellule che compongono la sostanza bianca [i.e. oligodendrociti]. Tali cellule, geneticamente uguali alle cellule cerebrali dei pazienti stessi, verranno poi stimolate con sostanze pro-infiammatorie per osservarne il comportamento in modo tale da identificare le eventuali differenze di risposta rispetto a soggetti sani. Confrontare l’effetto degli stimoli infiammatori sulle cellule cerebrali dei pazienti, ed in particolare su quelle della sostanza bianca, con quello che osserviamo nelle persone sane ci aiuterà a comprendere il meccanismo alla base delle alterazioni che osserviamo nel cervello dei nostri pazienti”.

L’innovativo utilizzo di questa tecnica permetterà dunque l’identificazione di nuovi biomarcatori utili per definire un modello biomedico predittivo del disturbo depressivo maggiore, facilitando così la diagnosi precoce del disturbo e migliorandone la prognosi. Tali conoscenze, inoltre, consentiranno di agire in termini di prevenzione grazie all’individuazione della fascia di popolazione a rischio, diminuendo così gli elevati costi del Sistema Sanitario Nazionale.

Lo studio finanziato da Fondazione Cariplo

Conclude il Prof. Benedetti:

Questo studio rappresenta il coronamento di anni di ricerche sulle basi biologiche della depressione. Quando iniziai a studiare questa patologia, l’assunto era che i disturbi psichiatrici sono disturbi funzionali, legati a stati d’animo dei pazienti, motivati dalla loro storia personale o da dinamiche psicologiche inconsapevoli.

Io ho sempre considerato la psichiatria una disciplina specialistica della clinica medica, e identificare l’infiammazione come uno dei meccanismi patogenetici alla base della depressione ha reso possibile scoprire nuovi bersagli per la cura di questa malattia: ora, con questo progetto noi potremo studiare le cause della malattia già a livello delle cellule del cervello. Ci aspettiamo un salto di qualità nella comprensione del disturbo, e nella sua cura. Sarà anche una grande occasione formativa per giovani ricercatori italiani che potranno perfezionarsi in tecniche di ricerca avanzatissime.

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