Il gruppo di esperti ha il compito di informare la politica vaccinale italiana con le ultime evidenze scientifiche
Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene e sanità pubblica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è stato nominato presidente del National Immunization Technical Advisory Group (NITAG), nuovo gruppo tecnico nazionale sulle vaccinazioni, istituito presso il Ministero della Salute.
Il NITAG, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è composto da 25 esperti di sanità pubblica, epidemiologia, farmacologia, pediatria, malattie infettive e infermieristica, e resterà in carica per i prossimi 3 anni. Nato con lo scopo di operare una valutazione tecnico-scientifica della politica vaccinale, il gruppo di esperti indicherà le evidenze che devono guidare le decisioni in questo campo, considerando fattori quali l’attendibilità, l’indipendenza delle fonti e l’assenza di conflitti di interesse.
Afferma Signorelli:
“Tra i primi compiti del comitato ci sarà la valutazione della bozza del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Il piano rappresenta una sfida contro la crescente esitazione vaccinale e il consistente calo delle coperture vaccinali in bambini, adolescenti e adulti avvenuto durante la pandemia Covid-19”.
A riguardo un recentissimo paper pubblicato sulla prestigiosa rivista Vaccines, firmato da funzionari ministeriali, tra cui il Direttore Generale Giovanni Rezza, e ricercatori universitari, compreso il professor Signorelli, certifica a livello nazionale un calo delle coperture vaccinali dell’infanzia, con poche eccezioni.
Tra i dati più preoccupanti: nei bambini di 24 mesi il vaccino esavalente – che protegge per difterite, tetano, pertosse acellulare, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B – passa dal 95% al 94%, mentre il vaccino MPR, che protegge per morbillo, parotite e rosolia, passa dal 94,5% al 92,7%. Segno meno anche per il vaccino della meningite B (-2,7%), meningite C (-8.4%) e dell’antipneumococco (-1,4%).
“Una situazione preoccupante che mette in evidenza una volta di più la necessità di rinsaldare il rapporto di fiducia tra scienza e società”.
– conclude Signorelli.