Scott e Mark Kelly non sono solo identici nel DNA (sono gemelli monozigotici), ma nella vita fanno anche lo stesso mestiere: sono entrambi astronauti della NASA, l’ente spaziale americano.
Nel marzo 2015, Scott è decollato per la sua quarta missione ed è rimasto in orbita per 340 giorni consecutivi. Dato che i due uomini hanno un DNA identico ed esperienze di vita quasi uguali, la NASA ha predisposto che fossero raccolti sangue e altri campioni biologici dai due gemelli prima del lancio in orbita, per poterli poi confrontare quando Scott sarebbe ritornato dalla missione. Dopo quasi un anno nello spazio, i medici della NASA hanno confrontato gli effetti del lungo periodo in relativa assenza di gravità nel DNA di Scott rispetto al fratello Mark, che invece è rimasto a Terra.
I risultati sono stati sorprendenti: gli studi preliminari effettuati hanno indicato che il DNA di Scott ha effettivamente subìto alcune modifiche (doverosa precisazione: questo non significa che ci sia stato un cambiamento sostanziale a livello dei singoli nucleotidi, i “mattoncini” che compongono il DNA, bensì si sono verificate delle variazioni nei processi che regolano l’espressione dei geni).
Le prime indicazioni delle analisi, condotte dall’équipe del genetista Christopher Mason della Cornell University di New York, sono state presentate a un convegno in Texas e pubblicate sulla rivista scientifica Nature.