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Isolati molteplici stipiti di SARS-CoV-2 da pazienti con infezione respiratoria acuta

03 marzo 2020
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Il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretto dal Prof. Massimo Clementi, ha isolato il nuovo Coronavirus da due pazienti con infezione respiratoria acuta ricoverati da sabato 29 febbraio presso l’ospedale. Altre cinque colture da altri pazienti sono al momento in corso di conferma. 

“Si tratta della ulteriore evidenza che questo virus si trasmette molto efficientemente anche in vitro, oltre che in vivo”

ha commentato il Prof. Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

“È auspicabile che questi nostri virus isolati, come quelli che sono stati ottenuti all’Ospedale Spallanzani e all’Ospedale Sacco, siano gestiti in biobanche che possano fornire materiale per la ricerca, sia farmacologica sia immunologica, contribuendo cioè allo sviluppo di nuovi farmaci antivirali e nuovi vaccini.”

Il laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele ha una lunga esperienza nello studio dei Coronavirus e nel 2003 ha isolato l’unico stipite italiano di SARS-Coronavirus. L’isolamento del virus della SARS nel 2003 fu un primo esempio di collaborazione tra questo laboratorio e l'Unità "Immunopatogenesi dell'AIDS" guidata dal Prof. Guido Poli, in particolare con la Dott.ssa Elisa Vicenzi, che materialmente isolò il virus e costruì una progettualità importante che la portò nel 2006 ad essere nominata Capo dell'Unità "Patogeni Virali e Biosicurezza").

Che cosa vuol dire isolare un virus

Isolare un virus, come suggerisce la parola, indica la capacità di “separarlo” dall’organismo da cui proviene. L’obiettivo è ottenerne grandi quantità in coltura e poterlo studiare in laboratorio.

L’isolamento viene effettuato a partire da un campione – ad esempio di sangue o saliva – prelevato da un paziente infetto. Attraverso una complessa e delicata procedura i ricercatori riescono a eliminare il materiale inutile contenuto nel campione, come le cellule del paziente o eventuali batteri, e a inoculare il virus in colture cellulari ad hoc, dove il virus può replicarsi (i virus infatti – a differenza dei batteri – necessitano delle cellule per riprodursi).

L’isolamento del virus può essere più o meno facile a seconda della capacità infettiva del patogeno. “Il fatto che siamo riusciti a isolare SARS-CoV-2 così velocemente e in numerosi campioni è solo l’ulteriore evidenza che questo virus si trasmette in modo molto efficiente anche in vitro, oltre che in vivo”, afferma il professor Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. Il suo laboratorio vanta una lunga esperienza nello studio dei Coronavirus e nel 2003 ha isolato l’unico ceppo italiano della SARS.

A cosa serve isolare un virus

L’isolamento del virus è solo il primo passo: dalle colture così ottenute si possono poi produrre dei campioni da guardare al microscopio. Attraverso l’osservazione delle cellule infettate, che mostrano anomalie nella forma e nella struttura, è infatti possibile capire alcune caratteristiche dell’azione del patogeno sui tessuti.

Non solo, ma i campioni di virus sono fondamentali anche perché costituiscono il materiale di partenza per testare nuovi farmaci antivirali, per lo sviluppo di un vaccino e per comprenderne il percorso evolutivo, grazie alle moderne tecniche di sequenziamento genetico. “Per questo è auspicabile che questi nostri virus isolati, come quelli che sono stati ottenuti all’Ospedale Spallanzani e all’Ospedale Sacco, siano gestiti in biobanche che possano contribuire alla ricerca collettiva sul nuovo coronavirus”, conclude Massimo Clementi.

Come si isola un virus, e perché è importante? Leggi la nostra news di approfondimento

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