Uno studio dell’Università Vita-Salute San Raffaele pubblicato sul Journal of Neurology mette in luce gli effetti che i mesi di lockdown hanno avuto sulla qualità del sonno di studenti e personale amministrativo UniSR.
L’indagine è stata condotta su 307 universitari (età media 22 anni) e 93 collaboratori dell’Università Vita-Salute San Raffaele (età media 37 anni) che hanno risposto a un questionario online messo a punto da psicologi e neurologi del Centro del Sonno dell’Ospedale San Raffaele, diretto dal Professor Luigi Ferini Strambi, sulle caratteristiche del sonno e sui sintomi ansioso/depressivi nel periodo della pandemia da COVID-19.
Lo studio ha evidenziato un aumento del tempo trascorso a letto durante l’emergenza e uno spostamento in avanti sia dell’orario di addormentamento (40 minuti più tardi in entrambi i gruppi valutati) sia dell’orario di risveglio mattutino (37 minuti nei lavoratori e 64 minuti negli studenti).
«Questo spostamento, per i cosiddetti “gufi”, che nella popolazione generale rappresentano il 15- 20%, è stato positivo perché ha permesso loro di seguire il naturale ritmo sonno veglia. In tutti gli altri soggetti lo scombussolamento dei ritmi del sonno ha inciso negativamente sul benessere generale»
spiega il Prof. Ferini Strambi, Ordinario di Neurologia UniSR, Primario del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro ed ex Presidente della World Association of Sleep Medicine.