L’esistenzialismo è una stagione filosofica dal lascito controverso: emersa specialmente dalla ricezione francese della fenomenologia a partire dagli anni ’30 ed esauritasi in qualche decennio, molti degli autori che avrebbero dovuto esserne i protagonisti (Marcel, Heidegger, Jaspers e persino lo stesso Sartre) non si riconobbero in essa, se non malvolentieri.
Malgrado queste problematiche di identificazione, insieme alla difficoltà non trascurabile nell’individuare un chiaro orientamento metodologico proprio di tale movimento filosofico, vi sono presso quest’ultimo diversi nuclei concettuali che meritano ancora grande interesse e che testimoniano, soprattutto, un valore teoretico indipendente dalla temperie culturale in cui sono storicamente emersi. Primo fra tutti, l’esigenza di tematizzare l’esistenza stessa come specifico oggetto teoretico, intesa però non come il ripiegamento su sé stessa di una soggettività che si sottrarrebbe al proprio tempo, bensì come luogo di autentica apertura e manifestazione del mondo, degli altri e del tempo nella loro concretezza.