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Bergamo riferimento per lo studio di Covid-19: UniSR nel team

04 dicembre 2020
Medicina

Un importante risultato scientifico in tema di Coronavirus è stato ottenuto grazie alla collaborazione tra l'Università Vita-Salute San Raffaele (Scuola di Igiene e Sanità Pubblica), l'Università di Pavia (Dipartimento di Sanità Pubblica) e ATS Bergamo (Servizio di Epidemiologia e Direzione Sanitaria), con l'importante contributo della Association of Schools of Public Health in the European Region (ASPHER).

Tra gli autori Carlo Alberto Tersalvi (direttore sanitario ATS Bergamo), Alberto Zucchi (epidemiologo ATS Bergamo), Carlo Signorelli (Università Vita-Salute San Raffaele) e Anna Odone (Università di Pavia).

Il comportamento dell’epidemia Covid-19

È stato pubblicato sul più recente numero di 'International Journal of Public Health', una tra le riviste internazionali di epidemiologia e sanità pubblica più prestigiose, un articolo che, sulla base dei dati statistici riscontrati tra i cittadini residenti nella provincia di Bergamo, relativamente a sieroprevalenza da Covid-19 e dimensioni dell'epidemia tra la prima e la seconda ondata, introduce numerosi elementi di riflessione utili a capire e profilare il comportamento dell'epidemia in corso.

Quella di Bergamo è l’area europea con la più alta sieroprevalenza documentata con dati dell’ATS dopo la prima ondata (42%, percentuale alta ma ancora lontana per raggiungere la herd immunity che si potrà ottenere solo con la vaccinazione di massa).

Lo studio sulla popolazione bergamasca: possibile una immunità di gruppo?

In particolare, alla luce dell'evidenza di un impatto ampiamente differente della seconda ondata su ampie aree del territorio bergamasco, così pesantemente colpite dalla prima ondata, rispetto ad altri territori (sia all'interno della provincia di Bergamo – le aree del sud provincia rispetto alle Valli Bergamasche del nord –, sia all'esterno – l'area milanese e brianzola, ad esempio), appare rilevante comprendere se gli elevati livelli di sieroimmunità di popolazione riscontrati (che in alcune zone bergamasche superano il 42%) siano espressione di una vicina, da un punto di vista quantitativo, 'immunità di gregge' nella popolazione esposta.

Le risposte a questa domanda, da un punto di vista del decisore di politica sanitaria, sono fondamentali, in quanto possono condurre a modificare le misure di contenimento del contagio in modo rilevante. Le osservazioni ed il monitoraggio continueranno, per comprendere ancora più a fondo queste tematiche, in quanto non rivestono solo aspetti di natura puramente speculativa e scientifica, ma possono riflettersi sulla nostra vita quotidiana e sull’intera organizzazione sociale.

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