"Da bambino credevo che febbraio fosse un mese sfortunato perché richiamava sin nel nome la parola “febbre”. Quando ho cominciato a studiare il latino ho scoperto che non è proprio così. Mentre “febbre” deriva dal verbo fervere (bollire, ardere), “febbraio” risale a un altro termine, cioè al verbo februare, che significa “purificare”. Per il più antico calendario romano, quello di Romolo, febbraio era l’ultimo mese dell’anno. In quello successivo, infatti, ricominciava, con la primavera, il ciclo delle stagioni. Si trattava di un periodo dedicato ai riti di espiazione, connesso con il culto dei morti. Di qui la remota fama di mese nefasto. A cui si aggiunse, con la riforma del calendario fatta da Cesare, la particolarità di ospitare, ogni quattro anni, un giorno di penitenza in più (raddoppiando il sesto giorno prima dell’inizio di marzo, da cui “bisesto”). Inoltre, per febbraio, il fatto di essere l’ultimo dei mesi (agli ultimi spettano spesso gli avanzi) ha comportato anche quello di essere il più breve: 28 giorni che diventano 29 solo una volta ogni 4 anni e, come volle la correzione gregoriana, non negli anni secolari non divisibili per 400 (come il 1700, il 1800 e il 1900). Spesso le superstizioni si concentrano sulle diversità e sulle anomalie. Febbraio è diverso dagli altri mesi: è più breve e si permette persino di trasgredire sul numero dei giorni! In effetti questa aggiunta è impercettibile socialmente. Mentre per gli antichi la vita era modellata sul ciclo stagionale, regolato dai mesi, oggi il ritmo della vita moderna è scandito dalla settimana e, nell’epoca del lavoro 24/7, neppure da quella. Allora, la modesta proposta per rovesciare la nomea funesta del 29 febbraio potrebbe essere quella di trasformarlo in un giorno di festa universale. La “festa di ciascuno”, dove, almeno ogni quattro anni, le anomalie, le eccezioni, le diversità, le irregolarità, gli errori, i difetti e le imperfezioni, invece che “purificati”, verranno riconosciuti nella loro dignità, in quanto sono gli ingredienti che ci fanno essere le singolarità uniche e irripetibili che siamo. In fondo, siamo tutti dei 29 febbraio!"