Michela Milani, dottoranda UniSR, selezionata per il prestigioso “Roche Continents” a Salisburgo
I 100 migliori studenti delle più prestigiose Università europee riuniti a Salisburgo per una settimana: per l’Università Vita-Salute San Raffaele è stata selezionata Michela Milani, brillante laureata in Biotecnologie mediche presso il nostro Ateneo e attualmente studentessa del Dottorato di Ricerca Internazionale in Medicina Molecolare UniSR, che sta svolgendo presso l’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-TIGET).
Ideato nel 2007 dalla nota casa farmaceutica Hoffmann – La Roche, il progetto Roche Continents consente a 100 giovani studenti (70 di discipline scientifiche e 30 di ambito artistico) di confrontarsi su temi trasversali quali scienza, arte e società, con il comune denominatore della creatività, inserito nella cornice del Festival di Salisburgo. Annualmente, Roche richiede alle migliori Università Europee di segnalare il proprio miglior studente, che risponda a determinati requisiti – tra i quali range d’età compreso tra i 20-29 anni e che sia particolarmente meritevole. Tema di quest’anno: “The Power of Passion”.
“Sono stati 4 giorni intensi, dove ci è stata offerta la possibilità di partecipare a una manifestazione importante e suggestiva come il festival di Salisburgo e durante i quali ci è stato chiesto di metterci in gioco attraverso diverse forme d’arte e di confrontarci con scienziati e artisti. Nella vita di un ricercatore – commenta Michela – difficilmente capita di avere opportunità di incontro in ambiti diversi da quello scientifico: per questo motivo, partecipare a Roche Continents è stata un’esperienza veramente produttiva e istruttiva. Confrontarmi con giovani artisti e tanti scienziati prventienti da ambiti distanti dal mio, mi ha ricordato ancora una volta che il mondo scientifico e quello artistico non sono affatto distanti, anzi: il “Potere della Passione” era il denominatore comune per tutti noi. L’impegno, la dedizione, l’entusiasmo, perfino la grinta nell’affrontare le difficoltà le ho ritrovate tanto nei miei colleghi scienziati, quanto negli artisti che ho conosciuto”. La scienza è creativa? “Assolutamente sì; quando ci si trova davanti a un problema, è indispensabile uscire dagli schemi per trovare una soluzione originale e innovativa per disegnare un esperimento che risponda a quella domanda e che ti permetta di fare quel passo in più per capire quel qualcosa che ancora nessuno ha scoperto nel mondo”.
Oltre ad essere ricercatrice, Michela è anche una talentuosa artista: suona la chitarra, prende lezioni di batteria e canta in una band, “Saint George and the Dragon”. “Il mio sogno nel cassetto – confida – sarebbe suonare allo stadio di San Siro con la mia band”. Ama sperimentare nuove tecniche artistiche nel campo della pittura, ad esempio creando quadri realizzati con le bombolette di vernice spray.
A seguito di un incontro organizzato da Fondazione Telethon per i ricercatori, relativo all’importanza del public engagement, di ritorno da un congresso di terapia genica negli Stati Uniti a maggio 2017, Michela ha inoltre ideato il progetto #365GiorniDaRicercatore: mediante il suo profilo su Facebook ha mostrato tutti i giorni, per un anno, i diversi aspetti che riguardano la sua vita da ricercatrice. Episodi della vita quotidiana in laboratorio, spiegazioni didattiche, accenni a delicate questioni sociali (come i vaccini o la sperimentazione animale), ma anche aspetti della sua vita personale, ad esempio vacanze o concerti, perché la vita di un ricercatore non si esaurisce in laboratorio. “Questo progetto ha portato grande frutto innanzitutto in me; ho rispolverato nozioni di biologia che non riguardavo da anni, conosciuto molte persone e mi sono resa conto che la Scienza, se presentata con i mezzi giusti, appassiona tutti. Tramite questo progetto, inoltre, sono stata raggiunta da alcuni genitori di bambini affetti da malattie genetiche, e ho potuto metterli in contatto con cliniche di riferimento per la patologia del figlio (cosa non semplice nel caso delle malattie genetiche rare). Infine, mi sono accorta che un numero sempre maggiore di persone seguiva i miei post con una certa regolarità: anche se ricorderanno poco di ciò che ho scritto, ritengo che sia stato importante stabilire con il pubblico una relazione di fiducia nei confronti della scienza, che purtroppo negli ultimi anni a volte è mancata”.
E conclude: “Se ve n’è la possibilità, consiglio a chiunque un’esperienza come Roche Continents: torno a casa con amicizie instaurate con ragazzi sparsi per tutta Europa e momenti indimenticabili vissuti assieme a loro. Accademia e industria non sono in contrapposizione, bensì collaborano per lo stesso scopo: la ricerca di cure efficaci per migliorare la vita delle persone. L’ingente investimento di Roche, in termini economici ma anche umani, è una spinta positiva in questa direzione”.
Per maggiori informazioni sul progetto Roche Continents: https://roche-continents.com/home.html