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Cristina Baruffaldi, studentessa di Medicina, vince il Premio nazionale “Flaminio Musa”

06 novembre 2019
Medicina

Cristina Baruffaldi, studentessa al 6° anno dell’International MD Program nel nostro Ateneo, ha vinto il primo premio della sezione “Studenti” della XL edizione del Premio Letterario Nazionale “Flaminio Musa” indetto dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) – Sezione Provinciale di Parma.

Il riconoscimento ha premiato gli elaborati che trattassero una tematica inerente ad una situazione di carattere neoplastico e manifestassero, attraverso l’originalità, il contenuto dei pensieri, l’espressione culturale, gli stati d’animo per un coinvolgimento dei cittadini nella lotta contro i tumori.

Anche per la XL edizione 2019 è stata confermata una sezione del Premio Letterario aperta agli studenti delle scuole secondarie superiori e agli studenti universitari che illustrino il proprio pensiero sulla tematica proposta. Cristina ha presentato un racconto breve intitolato “Come un colibrì”, scegliendo di mettere su carta l’esperienza di Monica, una sua amica 25enne sopravvissuta ad un tumore all’intestino, che ha sempre affrontato con un coraggio e una dignità rari per una ragazza così giovane, a cui teneva a rendere omaggio.

Dichiara Cristina:

“Il premio ricevuto è stato per me un riconoscimento importantissimo, poiché credo nel valore della cosiddetta “medicina empatica” (di cui ho cercato di sottolineare, con il mio racconto, l’importanza): secondo questa, i pazienti dovrebbero essere sempre trattati con attenzione e cura non solo col fine di guarire la patologia di cui soffrono, ma anche allo scopo di aiutarli ad accogliere ed interpretare le emozioni, le paure e le sofferenze con cui essi si scontrano durante tutto il processo diagnostico e terapeutico. Per questo, ho voluto raccontare la storia di una ragazza nei cui panni avrei potuto trovarmi io per prima e di cui ho cercato di interpretare le ansie e i sentimenti. Noi futuri o già affermati medici, infatti, troppo spesso dimentichiamo che la malattia affligge tutti, indistintamente: quelle paure che troppo spesso sottovalutiamo, in chi soffre, potrebbero un giorno diventare le nostre”.

La possibilità offertale in questi anni dall’Università e dall’Ospedale San Raffaele di frequentare differenti reparti le ha consentito di conoscere storie di donne e uomini di ogni provenienza ed estrazione sociale, ugualmente colpiti da patologie più o meno gravi. Questo le ha permesso di confrontarsi con realtà diverse ma accomunate da un’unica, grande costante: il bisogno di empatia.

“In un Ospedale come il San Raffaele in cui, fortunatamente, la dimensione umana è un valore a cui viene offerto grande rilievo, ho potuto dunque riflettere sull'importanza del “mettersi nei panni dell'altro”, così da non essere solo “bravi medici”, ma anche e soprattutto “brave persone”, dedite al benessere fisico e psicologico di individui di cui, un giorno, tutti noi aspiranti operatori sanitari potremmo trovarci a vestire i panni. Di qui deriva l’importanza di un premio che è anche riconoscimento degli sforzi svolti dal nostro Istituto per insegnare a noi studenti quella “umanità” che viene costantemente trasmessa tramite gli studi e le riflessioni proposteci dalla nostra offerta formativa”.

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